Young sick Bacchus by Caravaggio

Young sick Bacchus by Caravaggio

Italian Version Below*

The art historian Tomaso Montanari said that in the 1593 Caravaggio, who recently arrived in Rome, portrays himself in what is considered the oldest of his self-portraits.

The painting is commonly identified as a “sick Bacchus” although it is often found in inventories with the simple definition of “a young man with an ivy wreath around”.

The work was part of the artistic core confiscated in 1607 by Cavalier d’Arpino, convicted of illegal possession of arquebuses. To be released, Giuseppe Cesari, known as the Cavalier d’Arpino, had to donate his “collection” to Pope Paul V Borghese who donated it to his beloved nephew Scipione. Thanks to these familiar “legacies”, the work is now visible at the Borghese Gallery.

For still obscure dynamics, some biographers handed down the hospitalization of Caravaggio at the Consolation Hospital in Rome, following the aftermath of a horse kick. It is in this period that the “sick Bacchino” was born.

A thesis, not unanimously supported, underlines the use of a mirror for execution. Through this instrument, Caravaggio would have portrayed himself, cutting a fragment of reality and showing the observer its more realistic side. The search for truth and reality was always on the basis of his painting.

The subject appears to us three quarters and the cut of the work accentuates the twisting of the body. This young man who has a bunch of grapes in his hands, a symbol of resurrection, still looks tired and convalescent. The lips of an almost purple complexion and the pale face show a not excellent physical state.

Still life in the foreground on a stone slab strikes our attention even before the subject itself: it is a real painting within a painting! Two yellow peaches and a bunch of grapes will almost become a signature of Caravaggio in numerous works!

 

What begins in Caravaggio’s work is, quite simply, modern painting.

(André Berne-Joffroy)

InfoSite: Borghese Gallery

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Lo storico dell’arte Tomaso Montanari ha affermato che nell’anno 1593 Caravaggio, da poco giunto a Roma, si auto-ritrae in quello che è considerato il più antico dei suoi autoritratti.

Il dipinto è comunemente identificato come un “Bacco Malato” anche se spesso negli inventari lo si ritrova con la semplice definizione di “un giovanetto con la ghirlanda d’edera intorno”.

L’opera faceva parte del nucleo artistico confiscato nel 1607 al Cavalier d’Arpino, condannato per possesso illegale di archibugi. Giuseppe Cesari, noto come il Cavalier d’Arpino, per essere rilasciato dovette donare la sua “collezione” a Papa Paolo V Borghese che a sua volta la donò all’amato nipote Scipione. Grazie a questi “lasciti” familiari, oggi l’opera è visibile presso la Galleria Borghese.

Per dinamiche ancora oscure alcuni biografi tramandano il ricovero di Caravaggio presso l’Ospedale della Consolazione a Roma, in seguito ai postumi di un calcio da cavallo. E’ proprio in questo periodo che nasce il “Bacchino malato”.

Una tesi, non unanimemente supportata, sottolinea l’utilizzo di uno specchio per l’esecuzione. Caravaggio attraverso questo strumento avrebbe ritratto sè stesso, tagliando un frammento della realtà e mostrando all’osservatore il suo lato più verista. La ricerca del vero e del reale si pose sempre alla base della sua pittura.

Il soggetto ci appare di tre quarti e il taglio dell’opera accentua la torsione del corpo. Questo giovinetto che ha tra le mani un grappolo d’uva, simbolo di resurrezione, ci guarda ancora affaticato e convalescente. Le labbra di un colorito quasi violaceo ed il pallore del viso evidenziano uno stato fisico non eccellente.

La natura morta in primo piano su di una lastra di pietra colpisce la nostra attenzione ancor prima del soggetto stesso: è un vero quadro nel quadro! Due pesche gialle ed un grappolo d’uva diventeranno quasi una firma di Caravaggio in numerose opere!

Quello che inizia nell’opera di Caravaggio è, molto semplicemente, la pittura moderna.
(André Berne-Joffroy)

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InfoSite: Galleria Borghese

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