Marble that looks like flesh: Bernini, The Rape of Proserpina

Marble that looks like flesh: Bernini, The Rape of Proserpina

Italian Version Below*

In June 1621 Scipione Borghese began to pay Gian Lorenzo Bernini, who was 23 old,  for the monumental group of the Rape of Proserpina.

Initially housed in Villa Borghese, it was subsequently transferred to Villa Ludovisi.

Only in 1908, purchased by the Italian State, was it brought back to the original site.

The current location, inside a large hall of the Borghese Gallery, allows the visitor to turn around the work betraying the Bernini intentions who had conceived the block with a single point of view: that front.

For the first time, Bernini tells marble “an event” and not a single figure. The theme is taken from Ovid’s Metamorphoses and specifically celebrates the Rape of Proserpina.

The artist, as in a photographic snapshot, captures the climax: the God of the Underworld who grabs the beautiful daughter of Ceres and runs towards his own underground kingdom.

It’s all a movement and a contortion; Pluto’s body is powerful and muscular.

Proserpina tries to wiggle without success, caught with her mouth wide open when she screams and asks for help from her mother and her companions.

Pluto almost pulls her violently: the gesture is highlighted in the very famous detail in which the flesh of the girl’s legs seems to yield to the pressure of the hold!

Nothing is left to chance, the sculptural block in refined Carrara marble is expertly worked in every detail, from Pluto’s beard to the girl’s hair, to the cloth that candidly covers her and at the same time slips away from her.

Bernini constantly pursued in his works an increasingly real virtuosity. Despite the young age of the artist, the Rape of Proserpina is undoubtedly a masterpiece.

Bernini’s genius looks at the “spiral” forms typical of Mannerism but imposes the new “theatrical” labels typical of the Baroque.

 

You see a block,

think of the image:

the image is inside you

just need to undress it. (MB)

All rights reserved*


Nel giugno del 1621 Scipione Borghese iniziò a pagare il ventitreenne Gian Lorenzo Bernini per il gruppo monumentale del Ratto di Proserpina.

Inizialmente ospitato a Villa Borghese, fu successivamente trasferito a Villa Ludovisi.

Solo nel 1908, acquistato dallo Stato Italiano, fu nuovamente riportato nel sito originario.

L’attuale collocazione, all’interno di una grande sala della Galleria Borghese, consente al visitatore di girare intorno all’opera tradendo le intenzioni di Bernini che aveva concepito il blocco con un solo punto di vista: quello frontale.

Per la prima volta Bernini racconta con il marmo “un evento” e non una singola figura. Il tema è tratto dalle Metamorfosi di Ovidio e nello specifico celebra il Ratto di Proserpina.

L’artista, come in un’istantanea fotografica, coglie il momento culminante:  il Dio degli Inferi che afferra la bella figlia di Cerere e corre verso il proprio regno sotterraneo.

E’ tutto un movimento ed una contorsione; il corpo di Plutone è possente e muscoloso.

Proserpina cerca di dimenarsi senza esito, colta con la bocca spalancata nel momento in cui urla e chiede aiuto alla madre ed alle compagne.

Plutone quasi la strattona con violenza: il gesto è evidenziato nel famosissimo dettaglio in cui la carne delle gambe della fanciulla sembra cedere alla pressione della presa!

Nulla è lasciato al caso, il blocco scultoreo in raffinato marmo di Carrara è sapientemente lavorato in ogni dettaglio, dalla barba di Plutone, ai capelli della fanciulla, al drappo che candidamente la copre ed al contempo le scivola via.

Bernini inseguiva incessantemente nelle sue opere un virtuosismo sempre più reale. Il Ratto di Proserpina nonostante la  giovane età dell’artista è indubbiamente un capolavoro.

Il genio berniniano guarda alle forme “a spirali” tipiche del Manierismo, ma impone le nuove etichette “teatrali” tipiche del barocco.

Tu vedi un blocco,
pensa all’immagine:
l’immagine è dentro
basta soltanto spogliarla. (M.B.)

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