The man of wonders: Scipione Borghese

The man of wonders: Scipione Borghese

(Italian Version below*)

Born in Rome in 1576 by Francesco Caffarelli and Ortensia Borghese, sister of Pope Paul V, Scipione assumed his maternal surname when his uncle became Pope, in 1605.

In a few months, the Cardinal nephew came to the control of the Secretariat of State and in 1609 he was counted among the richest men in Europe.

Jovial, cheerful, avant-garde, ambitious, eccentric, and fine “collector”.

Curious, unparalleled, he knew how to recognize excellence and had an innate taste for the choice of pieces that could make him “enjoy”. Surrounded by numerous artists, he had an exceptional interpreter capable of translating all his wishes into reality: Gian Lorenzo Bernini.

In 1632, when Cardinal Scipione Borghese was 56 years old, Bernini was commissioned to make his own bust. The work was carried out just 8 months after Scipione’s death, proving to be almost one last photograph.

When the work was finished, Bernini noticed a crack (the so-called “marble hair – Pelo del marmo”) on the forehead and decided to replicate it. From this unexpected event, numerous anecdotes were born which further increased Gian Lorenzo’s fame and virtuosity.

There are those who claim to have worked for fifteen nights in order to donate a perfect work and those who even limit the reply to just three days of work !!

Beyond the anecdotes that make art history in the eyes of non-experts “a little less boring”, this bust marks a stylistic and volumetric change in Bernini’s production.  

For many, it is a talking portrait, deeply psychological and real.

Scipione is stuck in the marble with his lips parted, almost in the act of wanting to say something; he has a double chin, which underlined his being a lover of good food; the cardinal’s hat is not perfectly worn; the multiple folds of the clothes seem to follow the virtuosity of Bernini’s art and make the subject extremely real.

Info Site: Galleria Borghese

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Nato a Roma nel 1576 da Francesco Caffarelli ed Ortensia Borghese, sorella di Papa Paolo V, Scipione assunse il cognome materno quando lo zio divenne pontefice, nel 1605.
In pochi mesi il Cardinal nepote giunse al controllo della Segreteria di Stato e nel 1609 era annoverato tra gli uomini più ricchi d’Europa.

Gioviale, allegro, all’avanguardia, ambizioso, eccentrico e fine “collezionista”. Curioso, senza pari, sapeva riconoscere le eccellenze ed aveva un gusto innato per la scelta dei pezzi che potevano farlo “godere”. Circondato da numerosi artisti aveva un interprete d’eccezione capace di tradurre in realtà tutti i suoi desideri: Gian Lorenzo Bernini.

Nel 1632, quando il Cardinal Scipione Borghese aveva 56 anni, Bernini fu incaricato di realizzare un suo busto. Il lavoro venne realizzato a soli 8 mesi dalla morte di Scipione, risultando essere quasi un’ultima fotografia.

Quando l’opera fu terminata, Bernini si accorse di una crepa (il cosiddetto “pelo del marmo”) sulla fronte e decise di replicarla. Da questo imprevisto sono nati numerosi aneddoti che hanno accresciuto ancor di più la fama ed il virtuosismo di Gian Lorenzo.

C’è chi sostiene abbia lavorato per quindici nottate pur di donare un’opera perfetta e chi, addirittura, circoscrive la replica a soli tre giorni di lavoro!!

Al di là degli aneddoti che rendono la storia dell’arte agli occhi dei non esperti “un pò meno noiosa”, questo busto segna un cambiamento stilistico e volumetrico nella produzione di Bernini.  

Per molti è un ritratto parlante, profondamente psicologico e reale.

Scipione è bloccato a fatica nel marmo, con le labbra dischiuse, quasi in atto di volerci dire qualcosa; ha il doppio mento, che sottolineava il suo essere amante della buona tavola; il cappello cardinalizio non è perfettamente indossato; le molteplici pieghe delle vesti sembrano seguire il virtuosismo dell’arte berniniana e rendono il soggetto estremamente reale.

Info Site: Galleria Borghese



Nel ritrarre alcuno, Bernini, non voleva ch’egli stesse fermo, ma che si movesse e che parlasse, perchè in tal modo diceva egli che vedeva tutto il suo bello, e lo contraffaceva com’era.
(F. Baldinucci)

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