Anfiteatro Campano

Anfiteatro Campano

Grazie ad un’epigrafe mutila, integrata dall’archeologo Alessio Simmaco Mazzocchi, emersa nel 1726 di fronte la porta meridionale, fu possibile ricostruire la storia dell’Anfiteatro Campano o Capuano, secondo per dimensioni solo all’Anfiteatro Flavio o Colosseo romano, con il quale condivide le soluzioni architettoniche, tanto da far supporre, che fu utilizzato come modello di costruzione per quest’ultimo.

La Colonia Giulia Felice Augusta Capua fece, il divo Adriano Augusto restaurò e curò vi si aggiungessero le statue e le colonne, l’imperatore Cesare T. Elio Adriano Augusto Pio dedicò.

In età repubblicana (130 – 90 a.C.), fu edificato il primo anfiteatro, dove sicuramente ha combattuto il gladiatore trace Spartaco; la struttura fu poi rasa al suolo, per consentire l’edificazione del nuovo anfiteatro campano.

L’anfiteatro fu costruito alla fine del I secolo d.C., e nonostante i danni subiti con il sacco di Genserico nel 456 d.C., fu utilizzato per le venationes (combattimenti tra gli animali) fino all’età delle invasioni barbariche.

Esternamente vi erano quattro livelli di cui i tre inferiori constavano di 80 arcate in travertino con chiavi d’arco ornate con busti di divinità in parte visibili sulla facciata del Palazzo Municipale di Capua.

L’Anfiteatro campano ha una struttura a pianta ellittica, come in tutti gli anfiteatri, e dimensioni dell’arena pari a 174x144m, con un’altezza di 46 m. Una volta arrivati sull’arena, si noteranno i quattro ingressi principali, in corrispondenza di ciascun punto cardinale: sull’asse maggiore la porta triumphalis, attraversata dai vincitori, e la porta libitina dalla quale fuoriuscivano i perdenti.

Il piano dell’arena presenta una serie di aperture e botole, oggi ricostruiti in legno, utilizzate per la macchina scenica. I sotterranei sono suddivisi in 9 corridoi, i due principali corrispondono agli assi dell’arena.

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