A “cena” con Caravaggio

A “cena” con Caravaggio

Michelangelo Merisi da Caravaggio era giunto a Roma nell’estate del 1592 da Milano.

Nella città eterna fu indirizzato in un primo momento dai Colonna verso Pandolfo Pucci, ma in tempi rapidi lasciò questa bottega per inserirsi nella più florida del Cavalier d’Arpino; la svolta decisiva si ebbe quando entrò nelle grazie del Cardinal del Monte a cui lasciò l’unica opera realizzata su muro all’interno del Casino Boncompagni Ludovisi.

All’alba del 1600 ottenne importanti commissioni pubbliche, come le tre tele per la Cappella Contarelli in San Luigi dei Francesi e le due tele per la Cappella Cerasi in Santa Maria del Popolo.

Tra i protettori di questi anni vi era anche Ciriaco Mattei, nobile collezionista romano che con l’intera famiglia “Mattei” apprezzò così tanto la nuova concezione pittorica di Caravaggio da impostare, su questo gusto l’intera collezione.

Nell’Autunno del 1601 Caravaggio iniziò a lavorare alla prima versione della Cena in Emmaus, quando viveva con il proprio garzone Cecco a casa Mattei.

La tela fu acquistata dai Mattei, ceduta poi a Scipione Borghese ed infine acquisita dalla National Galllery di Londra.

Il dipinto raffigura il momento in cui i tre discepoli riconoscono il Cristo Risorto nel loro compagno di tavola, mentre questi benedice il pane.

E’ una scena, come nell’indole caravaggesca, tratta dalla quotidianità, ambientata in un’osteria più che in un luogo pervaso di sacralità, con un Cristo quasi irriconoscibile per la sua giovinezza, privo della barba, un forestiero qualunque.

Sul tavolo l’artista pone una delle più stupefacenti nature morti che la storia della pittura ci abbia mai tramandato, un gioco di simboli precisi, dal pollo “stecchito” per alcuni rimando alla morte, alla magistrale canestra di frutta, presente già in altri dipinti di Caravaggio, che pende sul bordo del tavolo e contiene una varietà di soggetti dipinti con le loro imperfezioni.

Ruolo chiave anche in questa tela è quello del fascio di luce che unifica il naturale ed enfatizza la gestualità dei personaggi.

Nel 1606, in un momento completamente diverso della sua esistenza, durante la fuga da Roma in seguito ad un omicidio e nei mesi trascorsi presso i feudi Colonna a Zagarolo e Paliano, Caravaggio realizzerà una seconda versione della Cena in Emmaus oggi alla Pinacoteca di Brera (Milano).

 

Per saperne di più e su dove trovarloNational Gallery London

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2 Replies to “A “cena” con Caravaggio”

  1. Brava Selenia! Non smettere! Fai delle foto bellissime e grazie a te…ogni tanto mi ricordo che c’è anche l’arte…oltre al solito tram tram quotidiano! A presto

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