The Barberini Faun or Drunken Satyr

The Barberini Faun or Drunken Satyr

Italian Version below*

The renovation works that affected Rome in the first decades of the 1600s, during the years of the papacy of Urban VIII Barberini, brought to light, with great amazement, in the moats of Castel Sant’Angelo, one of the most admired “mutilated” statues of all time.

The historian Procopius says that in 537 during the siege of Rome, the defenders threw several statues that decorated Hadrian’s Mausoleum (today Castel Sant’Angelo) onto the Goths.

Winckelmann hypothesized that the same fate had befallen the so-called Barberini Faun/Satyr.

The work, after its discovery, immediately became part of the Barberini family’s collection and was declared unsellable, but the story, we will understand shortly, ended differently.

The Sleeping Faun or Drunken Satyr, both definitions are often found, was mutilated in his legs and arms. Although at first glance it seems to be the sensual representation of a simple young man.

Some details, such as the double tail, the penis of vigorous dimensions, the pointed ears, and a panther’s skin, bring it closer to a Satyr.

It was restored on several occasions until it assumed its current position: sitting on a rock. It is believed to be a Hellenistic original dating back to around 320 BC, from the school of Pergamum.

Despite the prohibitions imposed by the Barberini family and the struggles of Antonio Canova, inspector of antiquities of Rome, Pope Pius VII granted it to King Ludwig of Bavaria who in those years was setting up the Glyptoceca of Munich.

And it is precisely in Monaco, in a room exclusively dedicated to him, that we can admire him in all his beauty, even today.

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Fauno Barberini, Monaco Gliptoteca

I lavori edilizi che interessarono Roma, nei primi decenni del ‘600, durante gli anni del papato di Urbano VIII Barberini, riportarono alla luce, con grande stupore, nei fossati di Castel Sant’Angelo, una delle statue “mutile”più ammirate di sempre. 

Lo storico Procopio racconta che nel 537 durante l’assedio di Roma, i difensori avessero gettato sui Goti diverse statue che decoravano il Mausoleo di Adriano (oggi Castel Sant’Angelo).

Winckelmann ipotizzò che la stessa sorte fosse toccata al cosiddetto Fauno/ Satiro Barberini.

L’opera, dopo la sua scoperta, entrò subito a far parte della collezione della famiglia Barberini.

Fu dichiarata non vendibile, ma la storia, capiremo di qui a poco, si concluse in maniera differente.

Il Fauno Dormiente o Satiro Ebbro, si ritrovano spesso entrambe le definizioni, era mutilo delle gambe e delle braccia. Seppur in prima battuta sembra essere la rappresentazione sensuale di un semplice giovane. Alcuni dettagli, come la doppia coda, il pene di dimensioni vigorose, le orecchie appuntate, una pella di pantera, lo avvicinano di più ad un Satiro.

Fu restaurato in diverse occasioni, fino ad assumere la posizione attuale: seduto sopra una roccia.

E’ ritenuto un originale ellenistico databile intorno al 320 a.C., della scuola di Pergamo.

Nonostante i divieti imposti dalla famiglia Barberini e le lotte di Antonio Canova, ispettore delle antichità di Roma, Papa Pio VII lo concesse al re Ludovico di Baviera che in quegli anni stava allestendo la Gliptoceca di Monaco.

Ed è proprio a Monaco, in una sala esclusivamente a lui dedicata, che lo possiamo ammirare in tutta la sua bellezza, anche oggi.

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